C'era una volta, in una città chiamata Inclusività, un gruppo di giovani sempre connessi ai loro dispositivi, pronti a esplorare il mondo digitale. Erano studenti del primo anno di liceo in una scuola di Sociologia molto apprezzata, e il loro mentore, il Professor Wise, aveva ideato una lezione insolita e coinvolgente. La sua intenzione era far assimilare ai ragazzi il significato e le implicazioni del pensiero etnocentrico e dei pregiudizi razziali, utilizzando le tecnologie che facevano tanto parte della loro vita quotidiana. Iniziamo il racconto di questo viaggio alla scoperta di sé e della società.
Il Professor Wise aprì la lezione in un ambiente virtuale interattivo, accessibile tramite un'app da lui stesso sviluppata, e lanciò una sfida ispirata: "Cari esploratori, oggi intraprenderete una missione per scoprire le radici dell'etnocentrismo e del razzismo nella nostra società digitale. Gli strumenti tecnologici saranno i nostri alleati per costruire un futuro migliore." Gli studenti, con entusiasmo e occhi pieni di curiosità, accolsero la proposta.
Li invitò a usare i loro smartphone per cercare notizie attuali sui temi in discussione. L'ambiente virtuale era animato dal ritmo frenetico di dita sui tasti e messaggi in tempo reale. Tutti rimasero stupiti dalla persistenza e dall'attualità di tali questioni. In particolare, Luisa, una delle studentesse più partecipative, trovò un articolo riguardante un caso di discriminazione sui social, che lesse ad alta voce creando un momento di riflessione collettiva. L'articolo narrava di un influencer vittima di attacchi razzisti, e suscitò in tutti una forte reazione di indignazione e determinazione a cambiare le cose.
Successivamente, il Professor Wise suddivise la classe in gruppi, assegnando a ciascuno una missione specifica. Il team di Luisa dovette creare un profilo Instagram fittizio, utilizzato come strumento di contrasto contro etnocentrismo e razzismo. Con dedizione e creatività, elaborarono una serie di contenuti – post, storie e video – che raccontavano incontri e testimonianze legate alla discriminazione, completandoli con un hashtag per promuovere la diversità. Ogni creazione mirava a educare e a sensibilizzare il pubblico, contribuendo così a trasformare la rete in un luogo di confronto costruttivo.
Un altro gruppo, formato da Pietro, Anna e Carla, decise di realizzare un gioco interattivo con Scratch, che simulava situazioni reali in cui il giocatore doveva fare scelte eticamente impegnative. La trama era disseminata di dilemmi che riflettevano le sfide quotidiane affrontate da varie comunità, invitando i giocatori a interrogarsi sul valore della solidarietà e della giustizia sociale. I feedback ottenuti durante le prove furono fonte di grande soddisfazione per il gruppo: molte persone si resero conto di quanto fosse importante il ruolo dei propri comportamenti nella vita reale.
Infine, il duo formato da Giovanni e Maria si cimentò in un dibattito online su un gruppo Facebook. Divisi in squadre a favore e contro una serie di affermazioni che riguardavano etnocentrismo e razzismo, si impegnarono nella ricerca di fonti, statistiche e studi di settore per sostenere le proprie opinioni con argomentazioni solide e rispettose. Il confronto fu acceso e stimolante, spingendo ogni partecipante a rivedere i propri preconcetti e a cimentarsi in un dialogo costruttivo.
Alla fine dell'attività, tutti i gruppi si ritrovarono per una cerimonia virtuale in cui ognuno presentò i risultati del proprio lavoro. L'aria era colma di soddisfazione e consapevolezza: Pietro aveva capito come anche un piccolo gesto potesse fare la differenza, Anna aveva scoperto che la sua passione per il digitale poteva essere un'arma educativa, e Luisa aveva riconosciuto il potere dei social media nel promuovere valori positivi.
Concludendo in un clima di profonda emozione e applausi, il Professor Wise disse: "Oggi avete dimostrato di aver non solo compreso, ma anche vissuto i concetti di etnocentrismo e razzismo. Siate coraggiosi e usate queste conoscenze per rendere la nostra società più equa e inclusiva. Ricordate, ogni gesto conta: siamo tutti eroi digitali alla ricerca di un mondo migliore."
Così, mentre gli studenti si separavano, la lezione digitale lasciò un segno indelebile nei loro cuori, e la città di Inclusività cominciò a trasformarsi, grazie a quei giovani pronti a fare la differenza sia online che nella vita reale.